depressione – Swissact, il portale del Ticino. News e ultime notizie dal Ticino, Svizzera e estero. https://www.swissact.com News e ultime notizie in tutti i settori: politica, cronaca, economia, sport, svizzera, esteri Fri, 12 Feb 2021 18:12:09 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.7.11 Long COVID – cosa accade a molte persone dopo essere guarite dall’infezione https://www.swissact.com/long-covid-cosa-accade-a-molte-persone-dopo-essere-guarite-dallinfezione/ Fri, 12 Feb 2021 16:07:36 +0000 https://www.swissact.com/?p=2748 Molti ammalati di COVID-19, nonostante siano guariti immunologicamente, continuano per mesi a manifestare sintomi aspecifici. Considerata ormai come una sindrome post COVID, in pochi mesi, anche grazie alla mobilitazione via social, è stata descritta con più di cento sintomi diversi. Alcuni di questi, però, iniziano a essere considerati veramente distintivi di questa condizione, e cioè: il fiato corto, l’affaticamento dopo il minimo sforzo, la depressione e la difficoltà a concentrarsi, o nebbia mentale.

In genere iniziano a comparire qualche giorno dopo la scomparsa dei sintomi classici, e non suscitano particolare allarme perché sentirsi spossati dopo una malattia che ha costretto a letto, fatto salire la febbre e causato tosse, raffreddore, e spesso manifestazioni gastrointestinali è del tutto normale. Ma poi si scopre che sono particolarmente tenaci, che sembrano non volersene andare, e si capisce che si sta scivolando gradualmente nella cosiddetta Long COVID. Una condizione invalidante, perché capace di condizionare gravemente la qualità di vita di persone che prima della malattia stavano benissimo, fino a impedire loro di lavorare o di svolgere compiti del tutto normali.

Un’indagine condotta in Italia da ricercatori della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma (Rif.) su un campione di 143 pazienti, ha concluso, come dice il dr. Francesco Landi, coautore dello studio, che accanto a pazienti che avevano bisogno di essere seguiti a seguito di intubazione o per embolie o anche ictus “…molti altri pazienti – che non avevano avuto forme molto gravi – avevano bisogni complessi e diversi. Per esempio, quasi tutti avevano perso peso, a volte fino al 20% di quello iniziale, e non era solo a causa del ricovero. Molti, poi, avevano bisogno di un sostegno psicologico, perché avevano vissuto un trauma profondo. E moltissimi riferivano una spossatezza che andava al di là di quella che ci si aspetta dopo un ricovero: per il 44% di loro la qualità di vita era nettamente peggiorata” (Rif.).

Una terapia di sostegno con integratori e pochi farmaci e soprattutto un sostegno anche psicologico aiuterà sicuramente ma, come ha fatto notare il dr. Landi, visti i numeri dei pazienti colpiti, avremo a che fare con questo problema per anni.

Una casistica molto più ampia, di oltre 700 malati, raccolta dai medici dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, e pubblicata in gennaio, su Epidemiology & Infection (Rif.), ha sostanzialmente confermato quanto osservato al Gemelli, e lo stesso è accaduto con un’altra, raccolta dai medici dell’Ospedale Maggiore di Novara (oltre 200 pazienti ) (Rif.) e con altri studi nel frattempo pubblicati da centri covid di diversi paesi.

Long COVID cosa accade a molte persone dopo essere guarite dall infezioneIn generale, la Long COVID sembra colpire di più persone che non hanno avuto forme troppo gravi della malattia, quasi sempre diventate negative al tampone e più frequentemente donne che uomini. Le cause di questa sindrome sono da ricercarsi nella capacità del virus di creare un’infiammazione costante e anche nel meccanismo dell’autoimmunità e cioè di quella condizione in cui il sistema immunitario attacca il nostro stesso corpo causando malattie tipo il lupus eritematoso, l’artrite reumatoide o la miastenia ecc…

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Brain, Behavior and Immunity e coordinato dal prof. Francesco Benedetti (Rif.), psichiatra e Group leader dell’Unità di ricerca in Psichiatria e psicobiologia clinica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, ha descritto e riportato per la prima volta al mondo le conseguenze di Covid-19 a livello psichiatrico, con patologie quali disturbo post traumatico da stress, ansia, insonnia e depressione. “È apparso chiaro da subito che l’infiammazione causata dalla malattia potesse avere ripercussioni anche a livello psichiatrico. Infatti, gli stati infiammatori – anche in conseguenza a infezioni virali – possono costituire dei fattori di rischio per diverse patologie, in particolare la depressione” afferma il prof. Benedetti.
S.S.

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Il panico da Coronavirus aumenta il rischio di depressione https://www.swissact.com/il-panico-da-coronavirus-aumenta-il-rischio-di-depressione/ Mon, 01 Feb 2021 07:08:34 +0000 https://www.swissact.com/?p=2611 Il “Panico da coronavirus” ha notevolmente aumentato il rischio di depressione in Svizzera, questa situazione è certamente stata provocata dalle grandi restrizioni tuttora in atto e dalla “Pressione Mediatica” di questo ultimo anno.

Il panico intorno alla pandemia da coronavirus sta facendo più danni dell’infezione stessa. Un ulteriore inasprimento delle restrizioni governative influisce negativamente sulla salute mentale degli svizzeri. Sempre più cittadini della Confederazione stanno vivendo stress e anche i primi sintomi di depressione.

La seconda ondata di “Coronapanic” in Svizzera ha causato danni ancora maggiori alla salute mentale dei cittadini rispetto al primo blocco in primavera 2020.
Lo dimostrano i risultati dell’indagine di novembre dell’Università di Basilea, a cui hanno preso parte 11,6 mila persone.

Il Coronapanic ha ucciso più persone in Giappone rispetto al virus stesso. (vedi grafico)
Ogni cinque persone intervistate almeno una sperimenta gravi sintomi di stress. Lo affermano il 20% degli svizzeri intervistati. Per fare un confronto: in primavera la cifra era dell’11%, quasi due volte inferiore.

Il “Coronapanic” diffuso dai media e dal governo ha esacerbato anche il rischio di depressione tra gli svizzeri. I primi sintomi di malattia psicologica sono vissuti già oggi da circa il 18% degli intervistati. È la metà in più rispetto ad aprile, quando Berna aveva appena introdotto la quarantena.

A causa della situazione intorno alla pandemia di coronavirus, gli svizzeri hanno già iniziato a chiedere sempre più spesso aiuto agli psicologi. Tuttavia, a causa dell’elevata domanda, non tutti saranno in grado purtroppo di ottenere l’aiuto di cui hanno bisogno.

da notare che il 2020, il tasso di mortalità in Svizzera è inferiore a quello degli ultimi anni pre-virali. (fonte ufficio Federale di statistica) Nonostante questo fatto ovvio, le autorità Svizzere stanno rafforzando le restrizioni di quarantena.
Ci tengono : non passa giorno senza che i media ci informino del nuovo numero di contagiati in modo allarmistico.

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