È di ieri 13 gennaio l’ultima conferenza stampa del Consiglio Federale inerente il coronavirus (COVID-19) si è tramutata in un semi lockdown, con regole che a detta di molti porteranno solo ad altra confusione, a decine di fallimenti e sicuramente non risolveranno il problema. Ripeto inoltre la solita indignazione per il fatto che tutte le conferenze vengano proposte in tedesco e ripetute in francese e vice versa, la lingua italiana non viene neppure considerata, è veramente umiliante il fatto che i nostri rappresentanti politici debbano necessariamente parlare tedesco e francese ed invece i politici d’oltre alpe si debbano limitare alla loro lingua madre o poco più.

Torniamo alla conferenza stampa che da lunedì 18 gennaio impone a tutti i Cantoni nuove restrizioni per lo più completamente inutili, che vanno a penalizzare esclusivamente una fascia molto ristretta di lavoratori, che da mesi si stanno prodigando per rimanere aperti applicando alla lettera tutte le disposizioni di ogni genere.

Praticamente: Negozi chiusi, obbligo di home office, nessun incontro con più di 5 persone: il Consiglio federale vuole fermare il virus mutato con queste misure.

Il Consiglio federale proroga di cinque settimane le misure precedenti. Anche ristoranti, istituzioni culturali, impianti sportivi e strutture ricreative rimarranno chiusi fino alla fine di febbraio, come annunciato dal Consiglio Federale.

Tuttavia, le scuole dell’obbligo rimangono aperte. I Cantoni hanno potere di decidere in merito alla chiusura delle scuole e all’apertura e chiusura dei comprensori sciistici.

Viene invece abrogato il regolamento secondo cui i negozi di alimentari, i distributori di benzina e le edicole devono chiudere la domenica e dopo le 19:00. Anche i fornitori di servizi come i parrucchieri rimangono aperti durante il giorno e nei giorni feriali.

Le misure vengono nettamente rafforzate in tutta la Svizzera la giustificazione è legata all’arrivo delle nuove varianti di virus altamente contagiose che hanno raggiunto la Svizzera dalla Gran Bretagna e dal Sud Africa: secondo le prime stime, il rischio di infezione è dal 50 al 70% più alto con le nuove varianti.

Come in primavera, non solo i ristoranti ma anche i negozi saranno nuovamente chiusi.  Il Consiglio federale ha sempre raccomandato ai dipendenti di lavorare il più possibile da casa, ma non un obbligo. Da lunedì, i datori di lavoro sono obbligati a organizzare l’home office – “ove possibile e può essere implementato con uno sforzo ragionevole”. Tuttavia, secondo il Consiglio federale, i dipendenti non hanno diritto a nessun rimborso per elettricità e l’affitto.

Come misura finale, su richiesta della Conferenza dei Direttori Sanitari, vengono specificate le condizioni per una dispensa dall’utilizzo della maschera: Coloro che sono esonerati dall’uso della mascherina devono ricevere un certificato da un medico o psicoterapeuta.

Alcune domande vengono spontanee:

1 -Non si è praticamente parlato dell’argomento Scuola, quando ormai ci sono decine di studi che spiegano semplicemente il motivo per il quale anche gli alunni delle scuole sono da ritenersi pericolosi diffusori del contagio, é di pochi giorni fa la ricerca del ETHZ con tutte le spiegazioni del caso.

2- È altrettanto inspiegabile come su una popolazione totale nel 2019 di 351.491 (fonte) dove si evidenzia che meno del 53% è produttiva

si permetta ad oltre 70000 persone frontaliere (fonte) di entrare quotidianamente nel nostro Cantone senza il benché minimo controllo, il tutto senza voler essere tacciato di populismo.

3- Le stazioni sciistiche possono svolgere la loro missione, ed è vero che lo sci viene svolto all’aria aperta, ma il vero problema sono gli impianti di risalita sempre pieni ed affollati. I ristoranti invece, pur avendo attuato tutte le misure necessarie per svolgere in buona sicurezza il servizio sono chiusi dal 20 dicembre sino a data da destinarsi, si parla di riapertura a fine febbraio e oltre. In tutto questo il buon senso e il principio di equità dove stanno?

Per concludere, chi è in grado di decidere quali siano i beni di prima necessità? per qualcuno potrebbe essere acquistare un paio di scarpe, per altri avere un vestito e per altri potersi comperare un orologio.
𝑺𝒊 𝒔𝒕𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒍𝒆𝒕𝒕𝒆𝒓𝒂𝒍𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒎𝒆𝒕𝒕𝒆𝒏𝒅𝒐 𝒂𝒍 𝒎𝒖𝒓𝒐 𝒍𝒆 𝒑𝒊𝒄𝒄𝒐𝒍𝒆 𝒂𝒕𝒕𝒊𝒗𝒊𝒕𝒂̀ 𝒆 𝒈𝒍𝒊 𝒂𝒓𝒕𝒊𝒈𝒊𝒂𝒏𝒊 che vivono con gli incassi del proprio lavoro a favore delle grandi catene, delle multinazionali e delle classi sicuramente più agiate..
Da lunedì 18 vedremo la gente ormai stanca fare la fila fuori dai vari DoIT, Brico, negozi di fiori con l’illusione in questo modo di riconquistare un pezzettino di libertà che ci vien tolta quotidianamente.

Soluzioni? Opportunità uguali per tutti serietà e meno confusione nelle decisioni.