Capire la situazione attuale del nostro pianeta e dire: “lo dicevo” è troppo semplicistico, ma i presupposti di una probabile catastrofe erano già deducibili da diverso tempo:
Infettivologi e biologi erano preoccupati per i cicli statistici delle malattie virali ed in più occasioni venne citata la famosa pandemia del 1918-20 chiamata “spagnola”, pensando fosse partita da quel paese.
Le proiezioni stabilivano che ogni 100 anni circa le pandemie si ripresentassero. Inoltre diversi studi scientifici, già alla fine degli anni ’90, segnalavano diversi rischi riguardo il ritorno di patologie ormai lontane come la TBC o il vaiolo e specialmente, a causa dei cambiamenti climatici e dell’antropizzazione scriteriata del pianeta, il passaggio sempre più rapido e frequente di malattie virali di origine animale in particolare i virus di tipo respiratorio. Il fatto che il territorio a disposizione degli animali in natura, sia sempre meno disponibile, ha fatto si che si avvicinassero sempre di più all’uomo, aumentando il rischio non solamente delle zoo-antroponosi ma anche delle antropo-zoonosi e cioè il passaggio di patogeni animali agli uomini e di patogeni umani agli animali.
I teorici della crescita economica a tutti i costi, adesso per forza si ricrederanno ma non ho molta fiducia che il loro comportamento predatorio si modifichi o, quantomeno, si attenui ancora per molto tempo e sicuramente avranno già trovato il sistema di trarre vantaggio da questa situazione.
In questo periodo dove per forza siamo costretti in qualche modo ad interiorizzarci, sarebbe auspicabile facessimo un esame di coscienza e ci chiedessimo se vivere come abbiamo fatto finora, abbia ancora senso e non sia il caso, magari, di prenderci un po’ di responsabilità per il futuro del nostro pianeta che, senza fare del moralismo, è proprio nelle nostre mani.
Non sono d’accordo con i complottisti o con i populisti ma credo che se ognuno di noi vivesse nel rispetto del suo ambiente e delle altre persone la situazione non degenererebbe fino a questi punti.
Non credo in uno stato impresa, lo stato non deve avere un bilancio attivo, deve avere un bilancio in parità, se è in attivo vuol dire che non ha investito nella società, se è in passivo e nessun beneficio viene percepito dai cittadini, significa che qualcuno ha rubato, senza mezzi termini. Occorre rispondere alle esigenze di tutti non solo a quelle di coloro che hanno finanziato le elezioni!
S.S.