Paperate – Swissact, il portale del Ticino. News e ultime notizie dal Ticino, Svizzera e estero. https://www.swissact.com News e ultime notizie in tutti i settori: politica, cronaca, economia, sport, svizzera, esteri Mon, 01 Mar 2021 16:05:40 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.7.11 Il punto di fumo, o della teoria della montagna di M https://www.swissact.com/il-punto-di-fumo-o-della-teoria-della-montagna-di-m/ Mon, 01 Mar 2021 16:04:34 +0000 https://www.swissact.com/?p=2878 Della teoria “della montagna di M” si sono già spese spiegazioni interessanti, che per riassumere, mettono in discussione il rapporto tra colui che studia e approfondisce un argomento

In maniera critica, competente (e per questo necessariamente anche dubbiosa) e chi, ignorante, lancia affermazioni (o negazioni) sullo stesso tema, assolutizzando le espressioni, spesso indimostrate o indimostrabili, o appellandosi a misteriosi e incomprensibili meccanismi di libere associazioni di ragionamento (la supercazzola…)

Esempio: il negazionista del vaccino, tanto per rimanere su un tema di attualità, ti sfida dicendo che non è dimostrato che il vaccino sia la strategia per contrastare il Covid (vuoi perché l’hanno fatto troppo in fretta, vuoi perché è tutto un interesse delle case Farmaceutiche, vuoi perché è tutto un complotto di Bill Gates che ci vuole controllare a distanza, vuoi che ci mettono dentro il 5 G o forse anche i microchips , vuoi che è solo acqua distillata per imbrogliarci e far fuori tutti i vecchietti per selezione naturale….).

Di fronte a queste affermazioni, indimostrate e indimostrabili, se dall’altra parte c’è un professionista serio, ci si butta a capofitto per approfondire scientificamente queste confutazioni e cercare di far capire che le evidenze non confermano per nulla quanto dichiarato e che, fondamentale principio della scienza, l’assenza di evidenza non è evidenza di assenza.

E allora si sprecano tempo, energie e risorse per rimanere fedeli all’esigenza di una posizione seria e credibile e scientificamente sostenibile, mentre dall’altra parte si sparano solo sentenze ipotetiche e si lascia l’onere della dimostrazione (o confutazione ) a chi ha gli strumenti per farlo.

Il quale, forse, avrebbe voglia solo di concentrarsi su cose intelligenti e non perdere tempo a correre dietro ad ogni stordito con troppa o esagerata autostima.

Vero, la medicina NON E’ UNA SCIENZA ESATTA, ma almeno tenta di approcciare nei suoi ragionamenti, con percorsi tecnici, critici, che alla fine arrivino ad essere sufficientemente condivisi alla luce “..che non ci sono evidenze maggiori o migliori di quelle che possediamo adesso”, ma sempre pronti a rimettersi in discussione qual ora nuove informazioni (serie e confermate) emergessero dagli studi che, per inciso, per essere validi devono PER FORZA E PER CHIUNQUE seguire delle regole di precisione.

D’altra parte, ecco perché è impossibile discutere con un ignorante, perché ti porta al suo livello e ti batte sempre per esperienza.

Sono partito da questa lunga premessa (niente di nuovo, solo repetita juvant per rimanere sempre un po’ lucidi sulla questione) per raccontare di un episodio che ho avuto domenica scorsa, sul quale, senza stigmatizzare inutilmente ma anche con un po’ di sana ironia, vorrei aggiungere alcune riflessioni.

Dopo un buon pranzo, arrivano in tavola le chiacchere di carnevale, dolce tipico di questo periodo: discutendo con i presenti, ci si domanda quale sia il segreto per farle veramente buone e l’interlocutore in questione (persona intelligente, acculturata, laureata, anche spiritosa, di professione giornalista e personal chef) risponde con sapiente esperienza che il “segreto” è solo avere una buona quantità di olio e una elevata temperatura di frittura, prediligendo l’olio di arachidi perché il suo “punto di fumo” (temperatura alla quale l’olio degrada perdendo non solo le proprietà organolettiche, ma diventando anche sensibilmente tossico) è superiore a quello degli altri olii.

Chiacchera di carnevale, divagazioni sul Covid

ED ECCO LA QUESTIONE DEL PUNTO DI FUMO E DELLA MONTAGNA DI MERDA CHE PARTE in una discussione dove le due parti (la mia, che prova a sostenere con un po’ di retroscena biochimico, magari parzialmente dimenticato, ma sufficientemente ancora presente nelle reminiscenze di studio sull’olio di oliva come preferibile anche per le fritture e la sua, che partendo da un atteggiamento sentenzioso e anche un po’ “offeso”, assolutizza sulla certezza dell’olio di arachidi)

Sentenzioso, perché la frase è stata “due cose so nella vita, una di queste è il punto di fumo dell’olio”, da offeso, perché si è sentito messo in discussione su un tema su cui evidentemente si sente fortissimo.

Con buona pace del punto di fumo (argomento anche di una certa complessità, che necessita di una certa quantità di approfondimenti per interpretare le variabili del grado di acidità, del tempo di riscaldamento, del contenitore, del volume, dei diversi tipi di cibo che vengono fritti, certamente tutti argomenti di competenza anche del mio interlocutore), si cerca da parte sua senza troppa fortuna di sostenere le affermazioni appellandosi ad articoli su internet (non certamente Lancet, o BMJ o Nature, ma autori che per quanto credibili andrebbero sempre interpretati…).

La morale (che non c’è, sarebbe pretenzioso anche da parte mia) o meglio la riflessione rimane la stessa:

a 57 anni di età, con circa 10 anni di scolarità universitaria (laurea, 2 master, un dottorato di ricerca), un decennio speso (tutt’ora) come professore universitario, una posizione di tutor per dottorandi di ricerca, 20 anni di attività clinica in ospedale e la fortuna di collaborazioni con professionisti ben più bravi e competenti di me, senza falsa modestia mi sento molto più impreparato oggi rispetto ai miei 30 anni; e non perché mi sia rincoglionito per una precoce senilità o Alzheimer, ma perché ho (credo) imparato che assolutizzare il sapere è molto ignorante, essere coscienti e disponibili a mettersi in discussione è, credo sempre io, la migliore premessa per crescere il proprio sapere.

Allora, facciamo che io da buon “dubbioso” mi riservo di approfondire (scientificamente) l’argomento del punto di fumo e, probabilmente arriverò a confezionare una conseguenza interpretativa un po’ meno assolutista e forse un po’ più credibile, senza “sentenze” che facciano inorridire la controparte.

…quando si perde il concetto di sapienza, quando si perde la capacità critica della discussione basata su elementi di seria dimostrabilità (quella scientifica, non quella di Wikipedia…), quando si perde la voglia di mettersi in discussione, accettando anche la possibilità di sbagliarsi e di cambiare idea (solo gli stupidi non lo fanno…), allora abbiamo raggiunto il NOSTRO PUNTO DI FUMO….

Appunto!

AM

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Migros apre un supermercato senza personale, 2020 fatturato record https://www.swissact.com/migros-apre-un-supermercato-senza-personale-2020-fatturato-record/ Thu, 04 Feb 2021 07:44:56 +0000 https://www.swissact.com/?p=2637 Migros, leader tra le catene di distribuzione Svizzera ha aperto il primo supermercato totalmente automatizzato e senza personale: Migros Voi Cube. É possibile effettuare acquisti 24 ore su 24 utilizzando un’apposita applicazione sullo smartphone. Lo stesso giorno dell’inaugurazione, tuttavia, si è verificato un problema tecnico che ha creato diversi disagi.

Migros ha aperto il primo supermercato senza personale a Grenchen (Canton Soletta). Il negozio è aperto 24 ore su 24, anche nei giorni festivi. Migros Voi Cube ha una superficie di 18 mq e l’assortimento del supermercato comprende 500 articoli di prima necessità.

Migros apre negozio senza personale É possibile effettuare acquisti nel piccolo supermercato senza personale utilizzando un codice QR. Quest’ultimo genera un’apposita applicazione installata sullo smartphone ed infine pagare la merce alla cassa self-service.

Ridicolo con tutta la tecnologia utilizzata proprio il giorno dell’inaugurazione si è verificato un errore: l’elettronica si è rifiutata di scansionare correttamente gli smartphone.

Potrebbe essere una manovra per diminuire il personale?

Migros Voi Cube consente ai propri clienti di fare acquisti a loro piacimento, ha affermato Andrea Bauer, portavoce di Migros Aare, il nuovo concept andrà ad integrare i formati di negozi tradizionali, ma non li sostituirà in alcun modo.

“Voi Cube non è un sostituto degli attuali punti vendita, ma un complemento. Grazie alle conoscenze acquisite e al feedback dei clienti, Voi Cube migliorerà costantemente “, ha affermato Bauer.

L’unione svizzera Unia è di diversa opinione, secondo l’organizzazione, la digitalizzazione potrebbe nuocere gravemente ai posti di lavoro al dettaglio in Svizzera.

“Le posizioni di vendita al dettaglio qualificate vengono sostituite e vengono assunti dipendenti temporanei con condizioni di lavoro precarie”, ha affermato Lina Schmitter, portavoce di Unia .

La riqualificazione del personale consentirà di compensare le conseguenze negative della digitalizzazione, le aziende dovrebbero investire nel miglioramento delle capacità dei propri dipendenti in modo da permettergli di lavorare in sintonia con le nuove tecnologie.

tratto dal sito migros.ch. Nel 2020, anno particolarmente difficile, il Gruppo Migros ha registrato nuovamente un incremento del fatturato nonostante massicce flessioni nei settori ad esempio dei viaggi e della gastronomia.

A tal proposito, la concentrazione sul core business e l’ampliamento dell’offerta online hanno giocato un ruolo strategico cruciale. Il fatturato consolidato del Gruppo Migros è aumentato del 4%, attestandosi a 29,822 miliardi di franchi.

Il fatturato del commercio al dettaglio è cresciuto al netto dei disinvestimenti del 7,2%, raggiungendo i 24,191 miliardi di franchi. Lo sviluppo accelerato degli shop online ha permesso a Migros di soddisfare prontamente nuove esigenze della clientela. Nel complesso il fatturato online del Gruppo Migros è salito del 31,0% fino quasi a quota 3 miliardi di franchi, contribuendo per la prima volta al fatturato globale per oltre il 10%.

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La cultura odierna è solo polvere? https://www.swissact.com/la-cultura-odierna-e-solo-polvere/ Mon, 25 Jan 2021 20:26:23 +0000 https://www.swissact.com/?p=2541 Se nessuno contesta quanto l’alimentazione sia fondamentale e determinante nella crescita dell’individuo, dalla giovane infanzia fino alla vecchiaia più avanzata, si rimane notevolmente più discreti per non dire muti trattandosi del nutrimento non tanto spirituale come una volta veniva decantato, quanto intellettuale, ammesso o meno che racchiuda il primo.

Se gli studi, sin dalla più tenera età, vengono ritenuti sufficienti ed efficaci nei paesi di tradizione accademica, la cultura degli ultimi decenni, tra intenzione di divertire e predominio americano, ha certamente impoverito (anche per ragioni economiche, con tagli importanti a riguardo), e parzialmente spogliato, il paesaggio culturale ed artistico dei paesi europei tradizionalmente portati alla creazione.
Altri motivi, probabilmente difficili da analizzare, complessi quanto oscuri, hanno partecipato a questo lento spegnimento dell’estro che ieri ancora li distingueva. Storicamente, i totalitarismi, con gli artisti del regime, hanno soffocato ogni espressione, quella artistica come e più delle altre, anche se l’Italia per esempio dimostrò un notevole risveglio nel La cultura odierna è solo polveredopoguerra, lo slancio si spense, oltre al calo delle entrate in cinema, con gli inizi della grande ristrutturazione, chiamiamola così, degli anni ottanta, periodo di lettura piuttosto complicato e oscuro.

Allora, la globalizzazione prese, quasi inosservata, un moto notevolmente accelerato e aggressivo, sancito da politiche estremamente rigide, dall’intervento sovietico in Afghanistan (27 dicembre 1979), poco dopo l’elezione di M. Thatcher a Downing Street e poco prima di quella di R. Reagan alla Casa bianca, e un po’ più di un anno e mezzo dopo l’assassinio di Aldo Moro, eventi sconnessi, ma certamente molto significativi di un’epoca in cui i conservatori (in Occidente come in URSS), ebbero il vento in poppa.

Allorché l’Iran vide gli ayatollah,  la morte di Tito annunciava le guerre fratricidi in Jugoslavia e la strage alla stazione di Bologna depistava le indagini, altrettanti eventi sconnessi, che tuttavia, segnarono la irresistibile ascesa di un’ideologia contraddittoria, (senza dimenticare l’ingresso dei “personal computer” in casa, fenomeno ancora molto limitato, ma dal futuro madornale). Nel maggio ’68 francese, il drammaturgo Ionesco si rivolse agli studenti dicendo loro: “Domani, sarete tutti notai!”; sbagliava.

Diventarono consumatori prima di essere cittadini, prima di essere umani, la svolta che ci trascinava verso l’odierno mondo, in cui miliardari, finanzieri, giganti dell’informatica e politici insipidi dalla maschera di gestori degli affari correnti, regnano appunto sul teatro dell’assurdo, in cui, tutti i personaggi, sebbene portatori di maschere ereditate per tratti somatici, in qualche modo rielaborati secondo emozioni espresse più o meno regolarmente ed eventualmente fino a smorfie ridondanti, (e l’abbiamo già evocato, in cerca della propria identità, che plasmiamo senza mai riuscire pienamente a rispecchiare il nostro intimo più vero), ma di “coprifaccia” per così dire, che nascondano emozioni e sentimenti, magari pensieri, in modo tale da non influire sull’unico fine ritenuto a questo punto socialmente accettabile: “L’abito fa il monaco”.

“Chi sei?” equivale allora a “Cosa vali sul mercato?“, a qualunque livello, persino nelle relazioni intime, in funzioni di criteri vari, largamente magnificate dai media, dal momento che rispecchia un consumo, un valore contabile.
M.B.

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L’essere discontinuo ed il liberalismo realtá od ipotesi? https://www.swissact.com/lessere-discontinuo-ed-il-liberalismo-realta-od-ipotesi/ Mon, 18 Jan 2021 11:36:09 +0000 https://www.swissact.com/?p=2456 Se ogni fine rappresenta l’inizio di altro, ci riferiremo a Bataille che riteneva l’uomo “un essere discontinuo”, quale mortale. Questa definizione ci sembra appropriata per altri motivi, da un lato (ci sono sempre tante cose da sistemare, tante interferenze, interruzioni, messaggi vari e quasi simultanei se non contraddittori, necessità immediate siano pure fasulle) ancora sociali ma a livello individuale e abitudinario dall’altro, considerato che svolgere un’attività secondo un filo conduttore ininterrotto e coerente, non fa più parte del costume ordinario e assimilato da tutti, semmai questo tipo di razionalità ed efficacie fosse esistita una volta.

Discontinuo, di sicuro, e soprattutto perché come un fiume che rompe gli argini, al corso logico di qualsiasi discorso o azione, si sostituiscono considerazioni che non concernono chi ne subisce le conseguenze, pilastro delle nostre società sul piano economico.

Per esempio, guardare un film in televisione significa cinque o sei serie di messaggi pubblicitari che inquadrano e interrompono la trasmissione, di cui come se non bastasse, paghiamo il costo quando compriamo il prodotto in questione.
In altre parole, non più essere ritenuti persone, cittadini, qualsivoglia tipo di creature umane, ma consumatori, cioè clienti (quello che è sotto la protezione, che ascolta), ovvero uomini di seconda classe, ci riduce in primo luogo ad anelli passivi del sistema, a individualità anonime se non confuse.

Il liberalismo, che riposava su mercati aperti e possibilità varie d’intraprendere, sembra salvo casi eccezionali, un formidabile macchinare che non concede nemmeno più ai suoi sostenitori, le legittime aspettative che potrebbero nutrire.

In qualche modo, la globalizzazione, al tempo stesso effetto e causa, dopo che gli stati hanno istituito sotto forme diverse, le strutture che permettessero lo sviluppo di un giro d’affari quasi illimitato entro i confini, ma anche oltre, devono far fronte o perlopiù cedere a una situazione di concorrenza spietata che mina la concorrenza stessa, per sboccare su monopoli più o meno mascherati, (i giganti dell’informatica e delle comunicazioni, termine sempre meno definito ne sono un esempio negabile, ma vale in quasi tutti i settori di attività, e purtroppo, anche per l’alimentare, – la cosiddetta “grande distribuzione”), che agiscono al di sopra delle nazioni, eventualmente contro l’interesse delle stesse, (e cioè contro le loro popolazioni, composte da cittadini prima di chiamarli consumatori), ma soprattutto, (era il sogno dell’internazionalismo comunista), segna la fine del liberalismo in quanto ideale e possibilità d’intraprendere per tutti quelli, desiderosi di creare attività commerciali qualsiasi, e cioè di lavorare in proprio; invece di diventare pubblici funzionari, i membri della stragrande maggioranza, sono condannati a diventare dipendenti di cartelli le cui ramificazioni in settori multipli risultano talmente estese che ben difficilmente, sapranno realmente quale sia oltre a guadagnarsi uno stipendio, quali interessi economici e non solo, servono.

La motivazione dell’impiegato, se non strettamente personale in senso individualistico, non può nemmeno più essere rivolta all’idea di nazione, e questo tra l’altro, perché gli stati legiferano volente nolente, in tal modo di delegare a queste aziende, gran parte del potere e del ruolo affidati loro ieri ancora. Il lavoro stesso, perduto il significato collettivo che spetta ad ogni attività umana, (nulla si fa senza un fine definito, è il principio stesso della libertà), si scioglie nell’assenza di finalità comune, poiché questa finalità medesima, non rivela alcun bene o appartenenza condivisa, e come lo scrisse Galimberti («I miti del nostro tempo»): “Ma quando l’umanità, come oggi avviene con la globalizzazione, diventa idealmente un solo gruppo, funzionale alla logica del mercato, ma non alla logica dello stato, i processi di identificazione e di autoidentificazione non possono più riferirsi ai ruoli primari del sesso, dell’età e della capacità generazionale come nello stadio dell’identità familiare o tribale, e neppure al ruolo di cittadino come nella logica statale, ma in concorrenza con tutti questi ruoli, che comunque non vengono eliminati, i processi di identificazione e di autoidentificazione avvengono nella forma di una rappresentazione di sé nella molteplicità dei ruoli funzionali dell’apparato economico, che supera le vecchie identità non più referenziali a favore di identità sempre più astratte e, in quanto astratte, artificiali.”

L’identità scomparsa, (abbiamo proposto in precedenza alcuni argomenti in proposito), corrisponde a una mancanza di riconoscimento, siano pure le lodi distribuite come caramelle in ogni occasione, dato che non è la persona che viene considerata, ma il ruolo che svolge, indistintamente, o addirittura, neanche quello, ma la parvenza, l’esteriorità che la società quale ente sempre più indeterminato, prefigge, a seconda dell’aria che tira, di quello che sul momento sembra di poter raffigurare un’immagine convincente, meno di ciò che è, che dell’illusione che converrebbe diffondere, alla quale aggrapparsi nell’attesa di meglio.

Il miraggio che consiste nel credere che l’apparenza fasulla possa sostituire ogni rappresentazione realistica o immaginaria non è comunque un fenomeno culturale nuovo, e probabilmente, culla le speranze dei cittadini, ogni volta che una crisi sufficientemente acuta e durevole si presenta. In altre parole, colma il vuoto lasciato da un dubbio o persino da un crollo dei valori estetici tipico dell’eterogeneità e della disunione dei membri di una medesima collettività, la quale trova in esotismi diversi un compenso alla scomparsa o alla titubanza dei propri riferimenti, dei punti fermi oramai traballanti.
M.B.

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Adolescenti e Pc… Dieci regole per evitare di correre rischi….. https://www.swissact.com/adolescenti-e-pc-dieci-regole-per-evitare-di-correre-rischi/ Fri, 15 Jan 2021 17:42:57 +0000 http://A6C4655F-BDE4-4E36-A563-50D8A5025174

Mai il pc nella camera di un adolescente se non dopo avere espresso delle regole chiare ed eventualmente aver attivato sistemi di protezione.

Per gestire i rischi della rete nella prima adolescenza arrivano 10 indicazioni rivolte ai genitori – per un corretto uso di internet, da parte dei propri figli.

1. Consentire loro di navigare in Internet solo se c” in casa una persona adulta e, comunque, identificare insieme a loro “regole condivise” evitan

do – se possibile – di imporle.

2. Possibilmente, non collocare il computer nella loro camera e comunque posizionare lo schermo in modo da renderlo visibile a chi entra o soggiorna nella stanza.

3. Impratichirsi almeno un po’ all’uso del computer per non dar loro la sensazione di poter operare indisturbato senza possibilità di controllo .

4. Utilizzare i sistemi di protezione attualmente disponibili per inibire l’accesso ai siti non adatti ad un adolescente.

5. Parlare abitualmente con loro dell’utilizzo che fanno di Internet, stimolandoli con domande e cercando di rilevare eventuali reticenze.

6. Raccomandare loro, se entrano in una chat-line, di non dare mai (e non chiedere) indirizzo di casa o di scuola, numero di telefono, o qualunque informazione personale che possa identificarli.

7. Raccomandare loro di non inviare mai (non chiedere) foto o filmati a chi non conoscono personalmente e, comunque, chiedere sempre il permesso ai genitori prima di inviare una loro foto o filmato anche ad un amico conosciuto.

8. Essere chiari (anche se non allarmistici) sui rischi che possono derivare dal contatto in Internet con sconosciuti.

9. Evitare che siano in Internet (e particolarmente in chat) nelle ore serali. Abituarli ad avvisare sempre i genitori se qualche “amico di chat” si fa insistente.

10. Navigare e “chattare” qualche volta insieme a loro, per indurli ad una confidenza maggiore con i genitori.

I consigli per i ragazzi…

1) Sii diffidente nei confronti di chi vuole sapere troppe cose. Non dare nessuna informazione su di te o sulla tua famiglia senza averne prima parlato con i tuoi genitori.

2) Se ricevi o vedi qualcosa che ti crea disagio non cercare di saperne di piú da solo: parlane con i genitori o insegnanti.

3) Se hai intenzione di incontrare qualcuno che hai conosciuto via Internet, informa sempre prima i tuoi genitori e consiglia, a chi vorrebbe conoscerti, di fare lo stesso. E comunque non andare mai da solo all’appuntamento.

4) Evita i siti “a pagamento” con carta di credito o anche solo il tuo nome e indirizzo e-mail.

5) Se capiti in un sito dove ‘ scritto “accesso vietato ai minori” rispetta quell’indicazione.

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La carta dei principi ambientali https://www.swissact.com/la-carta-dei-principi-ambientali/ Fri, 15 Jan 2021 12:10:42 +0000 https://www.swissact.com/?p=1539 Gia’ nel lontano 1997 si parlava intensamente di ambiente, le idee erano buona, ma quante di queste sono state effettivamente messe in pratica, a voi l’ardua sentenza.

Per l’educazione ambientale orientata allo sviluppo sostenibile e consapevole . FIUGGI 24 Aprile 1997 Premessa I Ministeri italiani della Pubblica Istruzione e dell’Ambiente hanno promosso dal 1987 intese, protocolli, circolari, accordi per il coordinamento delle iniziative nel campo dell’educazione ambientale. Dall’ottobre 1996 èattivo il comitato interministeriale di indirizzo e coordinamento.

Il Comitato si è insediato il 31 ottobre, decidendo tra l’altro di dedicare le iniziative del 1997 alla memoria di Antonio Cederna, ed ha promosso il Seminario di aggiornamento “A scuola d’ambiente” svoltosi a Fiuggi dal 21 al 24 aprile 1997, primo atto di un’azione programmatica di coordinamento e di indirizzo finalizzata a dare vita ad un efficace ed organico Sistema Nazionale per l’educazione ambientale. Dopo le conclusioni dei lavori del Seminario, il Comitato propone una Carta dei principi rivolta agli operatori, all’opinione pubblica, ai cittadini italiani sulla quale apre una vasta consultazione in vista della convocazione della prima settimana nazionale dell’educazione ambientale. ARTICOLI :

1. L’umanità è posta di fronte ad una grande sfida educativa: rendere praticabile lo sviluppo sostenibile, garantendo il soddisfacimento dei bisogni attuali senza compromettere le possibilità delle generazioni future. L’educazione può rendere le persone più sensibili rispetto alle questioni etiche e ambientali, ai valori e alle attitudini, alle abilità e ai comportamentinella prospettiva dello sviluppo sostenibile.

2. La Carta dei principi dell’educazione ambientale in Italia si rivolge ai cittadini di ogni età come alla Pubblica Amministrazione, alle imprese come ai lavoratori, alle scuole come alle agenzie educative del territorio. La Carta orienta la ricerca, la riflessione, il confronto, la diffusione, la qualificazione, la socializzazione delle scelte pubbliche volte allo sviluppo sostenibile e si integra con il processo di rinnovamento delle strutture educative del sistema formativo.

3. La Carta si rivolge alle bambine ed ai bambini, i soggetti in età evolutiva, che sono cittadini di oggi e di domani. Le bambine e i bambini hanno il diritto di formarsi una propria opinione, di esprimerla liberamente, di essere coinvolti nelle decisioni che riguardano le risorse e lo sviluppo. Le istituzioni pubbliche devono garantire tale diritto contribuendo a prepararli ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di equità, di opportunità, fra i sessi e fra tutti i popoli, i gruppi etnici, nazionali e religiosi.

4. L’educazione allo sviluppo sostenibile deve divenire un elemento strategico per la promozione di comportamenti critici e propositivi dei cittadini verso il proprio contesto ambientale. L’educazione ambientale forma alla cittadinanza attiva e consente di comprendere la complessità delle relazioni tra natura e attività umane, tra risorse ereditate, da risparmiare e da trasmettere, e dinamiche della produzione, del consumo e della solidarietà. L’educazione ambientale è globale e comprende l’istruzione formale, la sensibilizzazione e la formazione. L’educazione ambientale si protrae per tutta la durata dell’esistenza, prepara l’individuo alla vita e coinvolge, direttamente e continuamente, tutte le generazioni sulla base del principio che ognuna ha qualcosa da imparare dalle altre.

5. L’educazione ambientale deve divenire componente organica di tutte le politiche pubbliche, quelle formative ed ambientali innanzitutto. La tutela e la valorizzazione delle risorse naturali e umane implicano norme e scelte semplici che definiscono una nuova cittadinanza e convivenza delle specie viventi. L’educazione ambientale deve orientare l’intervento delle istituzioni e il ruolo delle comunicazioni di massa.

6. L’educazione ambientale interloquisce con il funzionamento e l’evoluzione degli ecosistemi naturali, con le modificazioni indotte dalle attività umane con i contributi della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica. In ambito scolastico l’educazione ambientale non è circoscrivibile entro i confini di una nuova materia,né si può identificare con qualche contenuto preferenziale; l’educazione ambientale è interdisciplinare e trasversale, lavora sui tempi lunghi.

7. L’educazione ambientale contribuisce a ricostruire il senso di identità e le radici di appartenenza,dei singoli e dei gruppi, a sviluppare il senso civico e di responsabilità verso la res pubblica, a diffondere la cultura della partecipazione e della cura per la qualità del proprio ambiente, creando anche un rapporto affettivo tra le persone, la comunità ed il territorio.

8. Le attività ed iniziative di educazione ambientale, pur nella varietà di forme e stili organizzativi, pur senza pretese di esaustività: coinvolgono conoscenze, valori, comportamenti, esperienze dirette per il rispetto e l’interazione tra la pluralità delle forme di vita presenti nell’ambiente; hanno la possibilità di costruire e diffondere una cultura moderna “capace di futuro”, capace cioè di andare oltre la dimensione dell’usa e getta e di ispirare le proprie azioni al “senso del limite”; promuovono opportunità e contesti per favorire lo sviluppo di qualità dinamiche, per costruire la capacità di prendere decisioni in condizioni di incertezza, per far crescere la consapevoIezza che la capacità di prevedere non si può disgiungere dalla disponibilità ad affrontare l’imprevedibile, per educare al confronto e alla gestione dei conflitti, tra punti di vista diversi; rafforzano coerenze tra l’agire e il sapere, tra l’enunciazione ed il comportamento.

9. L’educazione ambientale si esprime attraversol’agire educativo e l’educare agendo. Richiede: percorsi in cui capire, osservare, fare, curare, che coinvolgono valori, saperi, conoscenze, opinioni, emozioni, operatività, relazioni, sui quali si costituiscono proposte ed elementi di un futuro possibile; spirito esplorativo e processi di costruzione delle conoscenze (piuttosto che la trasmissione dei saperi); innovazione metodologica, didattica e organizzativa, coinvolgendo tutte le agenzie della formazione, lavorando per progetti, in una dimensione di ricerca vera e aperta, lungo percorsi trasversali, creando i presupposti per un diverso rapporto con le discipline e tra le discipline; modificazione dei ruoli tradizionali di insegnamento/apprendimento; cooperazione fra la scuola, le altre agenzie formative e i cittadini .

10. Ogni individuo ha un ruolo importante e insostituibile per l’educazione ambientale e per il mantenere, salvaguardare e migliorare la qualità dell’ambiente, quale cittadino singolo e protagonista di movimenti collettivi ed associazioni; quale produttore di beni e di servizi, di rischi, inquinamenti e rifiuti; quale consumatore di beni e servizi, di risorse esauribili in forme diseguali.

E’ compito delle amministrazioni pubbliche centrali e periferiche, organizzare, promuovere e favorire attività di educazione ambientale, che è anche una competenza istituzionale propria e specifica, da coordinare e integrare in una rete costituita dai soggetti pubblici e privati che svolgono attività di educazione ambientale sul territorio. L’Italia ribadisce gli impegni internazionaliper la qualificazione e il rafforzamento delle attività di educazione ambientale.

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