Simone – Swissact, il portale del Ticino. News e ultime notizie dal Ticino, Svizzera e estero. https://www.swissact.com News e ultime notizie in tutti i settori: politica, cronaca, economia, sport, svizzera, esteri Mon, 24 May 2021 12:11:07 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.7.11 Le abitudini: potere o dittatura? https://www.swissact.com/le-abitudini-potere-o-dittatura/ Mon, 24 May 2021 12:02:43 +0000 https://www.swissact.com/?p=3002 In un articolo del 2006, pubblicato dalla Duke University, si legge che “oltre il 40% delle nostre scelte quotidiane è frutto di abitudini” (Rif.)

Il processo grazie al quale il cervello trasforma una sequenza di azioni in una routine automatica è chiamato chunking (Rif.). Ogni giorno ripetiamo decine, se non centinaia, di comportamenti di questo tipo. Alcuni sono semplici, per esempio allacciarci le stringhe delle scarpe. Altri, come preparare il pranzo o la cena, sono un po’ più complicati. Altri ancora sono così complessi che il fatto che siano diventati abitudini ci sembra incredibile.

Guidare, per esempio, durante il periodo della scuola guida, è un processo pieno di attenzione e scrupoli ma quando poi si inizia a prendere confidenza con l’automobile, diventa una piacevole e comoda abitudine e si dimentica quanto si era concentrati a controllare la traiettoria del veicolo tramite il volante, regolare la velocità con l’acceleratore, guardare lo specchietto retrovisore per mettere la freccia prima di svoltare o sorpassare, calcolare la frenata, ecc… .

Come scrive Charles Duhigg (Rif.) “Se lo lasciamo fare, il cervello cerca di trasformare tutti i comportamenti ripetuti in abitudini, perché così si sforza di meno. Ma questa tendenza a conservare l’energia mentale può essere pericolosa, perché se il nostro cervello va in automatico nel momento sbagliato, potremmo non accorgerci di qualcosa di importante, come un bambino che attraversa la strada in bici o una macchina che arriva a tutta velocità. Perciò abbiamo inventato un sistema per decidere quando possiamo agire automaticamente. È qualcosa che scatta all’inizio e alla fine di un segmento di comportamento, e ci aiuta a capire perché, anche con le migliori intenzioni, è così difficile cambiare un’abitudine”.

“Il processo di formazione delle abitudini è formato da tre fasi.” – prosegue nel suo testo Duhigg – “Prima di tutto c’è uno stimolo che dice al nostro cervello che può andare in automatico e quale sequenza deve usare. Poi c’è la routine, che può essere fisica, mentale o emotiva. Infine c’è la gratificazione, che aiuta il cervello a capire se vale la pena di ricordare quella sequenza in futuro. Nel corso del tempo, questo ciclo – stimolo, routine, gratificazione, stimolo, routine, gratificazione – diventa sempre più automatico. A livello neurologico, lo stimolo e la gratificazione si legano strettamente tra loro fino a quando non si instaura il desiderio. L’aspetto particolare di questo meccanismo è che gli stimoli e le gratificazioni possono essere molto sottili. Alcuni studi neurologici hanno dimostrato che certi stimoli durano solo qualche millesimo di secondo. E le gratificazioni possono andare dalle più ovvie (come l’innalzamento del livello glicemico provocato dalla ciambella che mangiamo al mattino) alle più insignificanti (come il senso di sollievo impercettibile, ma misurabile, che proviamo quando sorpassiamo un ciclista). Nella maggior parte dei casi tutto succede così rapidamente che non ce ne rendiamo conto. Ma il nostro sistema neurale se ne accorge e usa queste sequenze per costruire comportamenti automatici”.

Le abitudini non sono immutabili. Possono essere ignorate, modificate o sostituite. Ma quando abbiamo fissato una sequenza e acquisito un’abitudine, il cervello smette di intervenire nelle decisioni (Rif.). Perciò, a meno che non decidiamo di combattere quell’abitudine, cioè di trovare una nuova sequenza, la vecchia si ripeterà automaticamente.

Alcuni esperimenti hanno dimostrato che quasi tutti gli stimoli rientrano in cinque categorie: luogo, tempo, stato emotivo, presenza di altre persone o azioni immediatamente precedenti. Quindi per capire cosa scatenava un determinato desiderio, nel momento in cui ne sentiamo il bisogno dobbiamo cominciare a rispondere a queste cinque domande:

Dove sei?
Che ore sono?
Qual è il tuo stato emotivo?
Chi c’è con te?
Cosa hai fatto prima?

Quando scopriamo, per esempio, che il nostro desiderio di caffè si scatena in ufficio, alle 11.00 del mattino di tutti i giorni mentre stiamo lavorando al computer da soli e abbiamo appena finito di rispondere alle email dei clienti, potremmo cercare di modificare l’abitudine alzandoci alle 11.00 dalla scrivania e dirigendoci, al posto che verso la macchinetta del caffè, da un collega a fare quattro chiacchere.

Per modificare un’abitudine quindi è necessario:

– prendere una decisione;
– armarsi di forza di volontà;
– sforzarsi consapevolmente di identificare i segnali e le gratificazioni che guidano le routine per trovare delle valide alternative.

Vi domanderete perché sia utile essere consapevoli delle proprie abitudini e in grado di modificarle a nostro piacimento, è semplice perché le abitudini vengono accuratamente studiate da chi detiene il potere e da chi ha bisogno delle vostre abitudini per arricchirsi. I primi cercano di creare narrazioni accettabili per noi ma che portino il maggior vantaggio politico per loro. I secondi per farvi scoprire bisogni da colmare con i loro, spesso inutili, prodotti di consumo.

S.S.

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L’attuale battaglia sulla propaganda è un prodromo di guerra? https://www.swissact.com/lattuale-battaglia-sulla-propaganda-e-un-prodromo-di-guerra/ Mon, 03 May 2021 13:15:56 +0000 https://www.swissact.com/?p=2994 In altri articoli avevo illustrato i metodi usati da Cambridge Analitica per influenzare le opinioni degli americani prima delle votazioni, mettendo l’accento su quanto fosse facile manipolare il consenso degli utilizzatori dei socialmedia; magari a qualcuno è sembrato che esagerassi o che fosse un episodio isolato che è stato smascherato e che tutto fosse finito in una condanna o in una dichiarazione di “mea culpa”. Purtroppo non è cosí anzi, i toni si sono alzati: l’agenzia di stampa reuters ha pubblicato ieri una notizia riguardo una riunione del G7 finalizzata a trovare una strategia per contrastare la propaganda Russa e Cinese (Rif.).

Il segretario agli esteri britannico Dominic Raab ha detto chiaramente che i membri del G7 devono accordarsi per una rapida reazione atta a contrastare la propaganda e la mal-informazione della Russia.

I servizi di sicurezza inglesi, europei ed americani concordano nel dire che Russia e Cina stanno cercando di rendere poco credibile l’occidente, diffondendo false informazioni durante le elezioni e bugie riguardo i vaccini anti-COVID19.

La Russia, ovviamente, nega tutto parlando di isteria occidentale anti-russa e la ministra degli esteri russa Maria Zakharova aggiunge che sono scuse per giustificare eventuali interventi armati da parte dei governi del blocco occidentale.

Il britannico Raab ha anche proposto di fare accordi il più presto possibile con India, Australia, Sud Korea e Giappone finalizzati a cercare di contrastare Russia e Cina che, secondo gli ufficiali della sicurezza americani e britannici, stanno prendendo accordi strategici per espandere il loro potere sul resto del mondo.

Non è una situazione molto rassicurante, visto che molti degli scontri tra servizi di sicurezza attualmente avvengono per via informatica quindi i tentativi di modificare i consensi dei rispettivi paesi avvengono quasi tutti a nostra insaputa, ma da parte mia consiglierei di fare molta attenzione a quello che si pubblica sui social network e soprattutto a quello che ci viene proposto.

Usare un buon metodo per discriminare le notizie é quello di chiedersi chi l’ha pubblicato e se colui che lo ha pubblicato ha le competenze per dire quello che ha detto.
A volte ci propinano citazioni e bibliografie ma dobbiamo avere la pazienza di risalire alle fonti e verificare se sono attendibili veramente; non è un lavoro facile e nemmeno veloce ma in questo periodo va assolutamente fatto per evitare di farsi manipolare e trarre false conclusioni.

S.S.

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Il paradigma del profitto https://www.swissact.com/il-paradigma-del-profitto/ Thu, 15 Apr 2021 11:25:43 +0000 https://www.swissact.com/?p=2982 Trovare parole per descrivere lo sconcerto e la delusione di fronte alle manovre per favorire una determinata casa farmaceutica piuttosto che un’altra, è faticoso per la quantità di energia da impiegare per controllare la rabbia ed il senso di impotenza di fronte alle stucchevoli notizie degli ultimi giorni.
L’unico motivo per cui si sono citati gli effetti collaterali di un vaccino e non degli altri (tra l’altro molto spesso simili in termini di numero e gravità) è di tipo economico: il vaccino AstraZeneca è molto meno caro degli altri.

Se si analizzano i dati forniti dalle agenzie di controllo nazionali negli stati dove si sono raggiunti numeri ragguardevoli di somministrazioni, nell’ordine di milioni di vaccinazioni, scopriamo che le differenze non ci sono anche se sono vaccini ingegnerizzati in maniera diversa. Perché screditare quindi un vaccino meno caro a scapito di altri più cari? Non esprimo la mia risposta ma lascio ad ognuno trarre le proprie conclusioni.

Voglio aggiungere un’altra considerazione che ben si inserisce sotto lo stesso titolo: l’obsolescenza programmata e cioè il costruire prodotti che hanno una durata predeterminata, che vanno sostituiti entro un predeterminato lasso di tempo. Questa strategia venne adottata, in principio, dai produttori di lampadine elettriche in quanto si accorsero che duravano moltissimo prima di smettere di funzionare o bruciare e questo non era profittevole, le loro casse non si riempivano come avrebbero voluto. Si incontrarono a Ginevra nel 1924 costituendo un cartello chiamato (Phoebus cartel) lo scopo era quello di imporre un limite di 1000 h per la durata di ogni lampadina (Rif.)

Programmare l’obsolescenza dei prodotti è uno dei settori dell’ingegneria meglio retribuiti dal dopoguerra, questo per garantire, a detta delle multinazionali, posti di lavoro e nuove idee ma, a mio avviso, é il modo più sicuro per fare profitti e programmarli.

L’industria delle sigarette è sempre stata una delle più profittevoli in quanto il loro prodotto finiva in fumo in breve tempo ed in più, non contenti, hanno usato additivi chimici per rendere ancora più efficace la dipendenza da esse.

Produrre farmaci contro malattie che sono presenti nei paesi più poveri, non crea profitti quindi si investe su malattie molto più “redditizie”; per esempio curare il disagio provocato da un ambiente stressante come quello delle città dei paesi ricchi è molto più profittevole che curare la malaria in Africa.

I farmaci ansiolitici e antidepressivi sono un business multimiliardario e le grandi multinazionali farmaceutiche ci investono milioni di dollari e sanno anche che quel tipo di stress non finirà mai per cui i loro composti chimici saranno sempre richiesti.

Con i metodi ed i materiali a disposizione attualmente, potrebbero essere prodotti oggetti praticamente eterni ma immagino che mai nessuno si preoccuperà di fabbricarli e metterli sul mercato. L’inquinamento causato da questa mania di profitto ad ogni costo, non viene quasi mai messo in discussione o è considerato in maniera talmente marginale da risultare quasi aneddotico, eppure se solo ci interessassimo un po’ vedremmo la drammaticità della situazione.

S.S.

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Un nuovo tipo di guerra? https://www.swissact.com/un-nuovo-tipo-di-guerra/ Tue, 30 Mar 2021 04:38:58 +0000 https://www.swissact.com/?p=2970 Siamo abituati ad intendere, col termine guerra, una serie di immagini mentali che potremmo definire appartenenti all’immaginario collettivo: movimenti di truppe, mezzi corazzati, aerei che sfrecciano in cielo e forze navali dispiegate in mare, ma nella realtà la guerra inizia molto prima e i più informati sanno che spesso gli scontri sono tra le intelligences e, specialmente negli ultimi anni, tra gruppi di hackers assoldati  che si confrontano in veri e propri attacchi informatici a danno dei rispettivi schieramenti.

C’è un ulteriore livello che però sfugge alla maggior parte delle persone, forse perché poco “romantico” oppure perché invisibile magari di proposito: la guerra delle idee e cioè lo scontro tra le varie ideologie.

Quando le proteste dei giovani misero in crisi gli Stati Uniti negli anni della guerra in Vietnam, tutto nacque da nuove idee che si diffusero nelle università, negli ambienti intellettuali e in quelli dei moderati e si diffusero così velocemente che l’immagine dell’America come salvatrice dal comunismo cominciò ad incrinarsi.

Per avere una guerra ci vogliono due fronti opposti e sul piano delle idee e non delle armi o dell’elettronica, l’altro schieramento che dobbiamo prendere in considerazione e che diventò l’antagonista dei movimenti progressisti, nacque anch’esso più o meno nello stesso periodo.

Tutto cominciò nel 1969 per mano di un grande imprenditore di nome Jhon Merril Olin, la cui corporation vendeva soda caustica, defolianti, armi e munizioni per l’esercito e della sua Fondazione. Come reazione alle proteste per razzismo nei confronti della Cornell University (Rif.), in cui Olin studiò da ragazzo, che portarono all’occupazione della stessa da parte di militanti della Afro-American Society, la Fondazione Olin venne consacrata all’obbiettivo di “riportare le università all’ordine” e nei 36 anni successivi, distribuirà “fondi per più di 370 milioni di dollari alle cause del liberismo estremo”. Da quel momento lo schieramento reazionario e difensore dell’American Way of Life prese vita e si diffuse anche tra gli imprenditori e gli ambienti politici loro affini.

Nel 1971 la Camera di Commercio degli Stati Uniti riceve un memorandum (Rif.) da tale Lewis F. Powell Jr., avvocato “specializzato nella difesa delle industrie del tabacco”. Il suo memorandum confidenziale si intitola: Attacco al sistema americano di libera impresa. Non ci sono solo gli estremisti col fucile e i militanti socialisti: la American Way of Life è minacciata anche dai moderati. “Le voci più inquietanti che si uniscono al coro delle critiche vengono da elementi rispettabili della società: dai campus, dai college, dai pulpiti, i media, le riviste intellettuali e letterarie, le arti, le scienze, i politici.” La società sta andando a sinistra, la New Left è capace di “radicalizzare migliaia di giovani”, ma la cosa più preoccupante di tutte è “l’ostilità dei liberals rispettabili e l’influenza dei riformisti. È la somma totale delle loro opinioni e influenze che potrebbe fatalmente indebolire e distruggere il sistema”.

Powell suggerisce che si dovrebbe “condurre una guerra di guerriglia [guerrilla warfare] contro chi fa propaganda contro il sistema cercando insidiosamente e costantemente di sabotarlo”. I “portavoce del sistema dell’impresa” devono diventare “molto più aggressivi che in passato”. In primo luogo devono puntare alla conquista delle università, perché “è il campus la singola fonte più dinamica” dell’attacco al sistema dell’impresa. Il fatto è che poi i laureati vanno a lavorare nei mass media, nel governo, nelle scuole, nell’editoria. Bisogna cambiare la loro testa perché le loro idee non operino poi contro gli interessi dell’impresa”.

Un altro presidente della Fondazione Olin, William E. Simon, già ministro del Tesoro per Nixon, darà una definizione a tale “guerrilla warfare” citata da Powell: “counter-intellighentsia” (Rif.), concetto ispirato alla nozione militare di counter-insurgency (Per insurgency si intendeva solo le ideologie alternative a quella dominante). La spiegazione: “le idee sono armi – le sole armi con cui altre idee possono essere combattute”.

L’offensiva ideologica viene presa sul serio anche dalle alte sfere dell’esercito e come analizza nel suo splendido saggio “Dominio” ed. Feltrinelli di Marco D’Eramo, saggista e collaboratore di New Left Review e MicroMega: “l’offensiva ideologica, alla fine vincente, orchestrata da ricchissime fondazioni statunitensi, finanziate da grandi capitalisti del midwest, viene portata avanti per convincerci che non esistono capitalisti e operai, sfruttatori e sfruttati, ma soltanto ‘imprenditori di se stessi’, che siano miliardari o profughi su una barca diretta a Lampedusa”. Il liberismo imperante diventa religione e paladini di questa nuova religione lo divengono anche i generali e gli strateghi dell’esercito americano.

Nel “manuale ufficiale statunitense di controguerriglia (counter-insurgency)” (2007, firmato dai generali David H. Petraeus e James Ames)(Rif.) viene detto: “Le idee sono un fattore motivante […]. Le guerriglie [insurgencies] reclutano appoggio popolare attraverso un appello ideologico […]. L’ideologia del movimento spiega ai suoi seguaci le loro tribolazioni e fornisce un corso di azione per rimediare a queste sofferenze. Le ideologie più potenti attingono alle ansie emotive latenti della popolazione, come desiderio di giustizia, credenze religiose, liberazione da un’occupazione straniera. L’ideologia procura un prisma, compresi un vocabolario e categorie analitiche attraverso cui la situazione è valutata. Così l’ideologia può plasmare l’organizzazione e i metodi operativi del movimento”.

L’esercito americano, tramite i suoi strateghi, dimostra di comprendere che la battaglia delle idee, il rapporto e lo scontro fra le ideologie è fondamentale: “Il meccanismo centrale attraverso il quale le ideologie sono espresse e assorbite è la narrativa. Una narrativa è uno schema organizzativo espresso in forma di storia. Le narrative sono centrali nel rappresentare le identità […]” . E ancora: “La più importante forma culturale da capire per le forze Coin [counterinsurgency] è la narrativa […]. Le narrative sono i mezzi attraverso cui le ideologie sono espresse e assorbite dagli individui in una società […]. Dando ascolto alle narrative, le forze Coin possono identificare il nucleo dei valori chiave della società”. I due generali dell’esercito americano ragionano quindi su come i gruppi si formano e consolidano le proprie credenze, su come l’ideologia sappia dare alla vita delle comunità il tipo di racconto capace di connettere i fatti della vita dandogli un senso.

Questo punto di vista e le strategie che ne derivano, come si può facilmente dedurre, possono dar vita a condotte, da parte di coloro che detengono il potere, totalmente aberranti e l’esempio di Cambridge Analityca (Rif.) di qualche anno fa ne è l’esempio lampante.

I generali, difensori dello status quo per definizione, sanno che la narrazione chiamata mainstream, chiamata sistema, va coltivata e difesa in modo che continui a essere la forma di racconto della realtà preferita dalla gran parte della popolazione, i fondi per questo tipo di guerra ci sono e oltre che dalle tasse drenate ai cittadini provengono da “un pugno di miliardari dell’America profonda”, che si mettono, come Olin, a operare attraverso le loro Fondazioni. I nomi sono quelli letti anche in questi anni rispetto ai finanziamenti alle organizzazioni di estrema destra religiosa e politica, ci sono dentro i Coors, i Koch, i DeVos, ma l’aspetto più importante è la trasparenza delle loro operazioni.

Scrive D’Eramo: “Sia ben chiaro che qui non stiamo parlando di nessun complotto, non c’è nessuna dietrologia, nessuna conspiracy theory: tutto avvenne alla luce del sole, i movimenti di denaro sono accessibili a chiunque su bilanci ufficiali scaricabili in rete”.

I generali dei marines autori del manuale citato prima riprendono in pratica le due tesi fondamentali che aveva espresso il filosofo marxista francese Louis Althusser cinquant’anni fa: a) ‘L’ideologia è una rappresentazione del rapporto immaginario degli individui con le proprie condizioni reali d’esistenza’; b) ‘ogni ideologia ha per funzione quella di costituire gli individui in soggetti’ (nel caso del loro manuale, in ‘soggetti dell’insurrezione’)”.

Mi chiedo: dobbiamo continuare a lasciarli vincere?

S.S.

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Presi in giro solo per business? https://www.swissact.com/presi-in-giro-solo-per-business/ Sun, 21 Mar 2021 10:12:19 +0000 https://www.swissact.com/?p=2943 Sono sempre stato molto oggettivo nell’esporre informazioni e ho sempre usato dei dati ufficiali per creare le notizie che avete letto sul presente sito.
Nonostante ciò, molte volte, mi son chiesto se sia utile; penso che tutti siano a conoscenza della vicenda relativa al vaccino AstraZeneca Oxford che in questi ultimi giorni ha invaso le prime pagine dei quotidiani ed i titoli dei telegiornali e suppongo anche che vi siate fatti l’idea che potrebbe essere più rischioso inocularselo rispetto ad altri, ma non è così:

il RISCHIO È COMPARABILE SE NON IDENTICO tra i vari tipi di vaccini.

Come già avevo pubblicato in un articolo precedente (Rif.), i report provenienti dagli istituti nazionali di controllo, indicano chiaramente, che il rischio di trombosi a seguito di inoculo del vaccino, è in pratica sovrapponibile tra le diverse marche di produzione. Anzi se prendiamo in considerazione la trombosi come effetto collaterale del vaccino, i numeri riscontrati “sul campo” sono simili a quelli che statisticamente troveremmo, a parità di numero, normalmente nella popolazione.

Ma allora per quale motivo demonizzare un vaccino e non un altro? La risposta risiede, forse, nei meccanismi finanziari (borse, speculazione ecc…), e può anche darsi, che il mainstream mediatico abbia fatto la sua parte nel creare le condizioni per una speculazione finanziaria.

La domanda ironica che ora pongo è la seguente: come mai il vaccino Pfizer Biontech che ha praticamente ottenuto gli stessi numeri di casi di trombosi, non è stato nemmeno citato? A seguito della sospensione del siero vaccinale AstraZeneca, le dosi ordinate a Pfizer dall’Europa, sono passate da 100 milioni a 600 milioni ed il titolo in borsa è “volato” in alto; non è forse lecito chiedersi se ci sia qualcosa da chiarire?

Non sarebbe più saggio affrontare il problema chiedendosi se ci sono pazienti predisposti al rischio di trombosi e fare in modo che per loro si predispongano delle scorte di anticorpi monoclonali in modo da intervenire qualora si ammalassero di COVID-19?

Quando una nazione grande come la Germania sospende l’uso di un vaccino, seguendo “l’onda” della precauzione, e non si preoccupa di verificare il rischio intrinseco nell’uso dell’altro tipo di vaccino che viene prodotto da una consociata tedesca della Pfizer e cioè la Biontech, non ci viene almeno un dubbio?

Sono domande pleonastiche, forse, ma dal mio punto di vista, le risposte ad esse potrebbero aprire la mente a scenari diversi da quelli che ci presentano le informazioni che ci arrivano attraverso i media “ufficiali”.

S.S.

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I vaccini anticovid sono pericolosi? https://www.swissact.com/i-vaccini-anticovid-sono-pericolosi/ https://www.swissact.com/i-vaccini-anticovid-sono-pericolosi/#comments Sat, 13 Mar 2021 19:05:57 +0000 https://www.swissact.com/?p=2922 Premetto che io non sono una persona favorevole alle vaccinazioni ad ogni costo ma non sono nemmeno uno sprovveduto che pensa siano inutili. In questi giorni si sentono voci di effetti collaterali gravi su persone vaccinate, trombosi e coagulazione vascolare.

La maggior parte delle persone si spaventa e va in panico perché i mass-media ne parlano in termini allarmistici ma vediamo qualche dato oggettivo:
in Inghilterra, dove con il vaccino AstraZeneca/Oxford e Pfizer/Biontech si sono raggiunti i 10 milioni di inoculi per ciascun tipo, sono risultati, dai report inviati all’autorità di controllo dei medicinali del Regno Unito (MHRA), rispettivamente 45 casi di trombosi e 40 decessi per l’AstraZeneca/Oxford (Rif.) e 48 casi di trombosi e 27 decessi per il Pfizer/Biontech (Rif.)

Una trombosi è una condizione in cui si formano coaguli di varie dimensioni nei vasi sanguigni, impedendo la normale circolazione del sangue verso i tessuti. È un problema di salute che interessa numerose persone con particolari predisposizioni e che può riguardare anche i fumatori e in generale chi ha stili di vita poco sani. I casi di trombosi sono normalmente presenti tra la popolazione ed è quindi prevedibile che siano rilevati anche tra i milioni di individui che vengono vaccinati: ciò non indica che la causa sia il vaccino (Rif.).

È chiaro che gli accertamenti vanno fatti e gli eventuali nessi causali messi in risalto; guardando i numeri, però, dobbiamo ammettere che il numero degli effetti collaterali e della mortalità sono molto bassi per cui se desiderassimo vaccinarci potremmo farlo avendo la consapevolezza che siamo di fronte a percentuali paragonabili a quelle di qualsiasi farmaco che abbiamo preso durante la nostra vita.

Fare speculazioni dietrologiche o, come è di moda dire attualmente, complottistiche, non ha molto senso e diffondere notizie false che appaiano vere è altrettanto di cattivo gusto e di nessuna responsabilità.

Osservare i dati reali e trarre conclusioni in base ad un’analisi attenta degli stessi, invece, non è solamente auspicabile ma dovrebbe essere il modus operandi di tutti coloro che si occupano d’informazione.

Nel caso specifico dei vaccini anti-covid lo scopo dichiarato per il quale sono stati studiati e prodotti, non è quello di evitare i contagi, anche se in alcuni casi si è visto che sono diminuiti, ma quello di allontanare il più possibile il rischio di ingolfare le terapie intensive e contenere la sintomatologia in modo che essa si manifesti in maniera meno grave nelle persone più a rischio (Rif.).

Una via d’uscita la si può trovare solo con un approccio integrato fatto di: norme igieniche accresciute, uno stile di vita più salubre (sport leggero, alimentazione corretta, integratori vitaminici ecc…), vaccinazioni, terapie con anticorpi monoclonali e plasma iperimmune.

S.S.

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