Siamo abituati ad intendere, col termine guerra, una serie di immagini mentali che potremmo definire appartenenti all’immaginario collettivo: movimenti di truppe, mezzi corazzati, aerei che sfrecciano in cielo e forze navali dispiegate in mare, ma nella realtà la guerra inizia molto prima e i più informati sanno che spesso gli scontri sono tra le intelligences e, specialmente negli ultimi anni, tra gruppi di hackers assoldati che si confrontano in veri e propri attacchi informatici a danno dei rispettivi schieramenti.
C’è un ulteriore livello che però sfugge alla maggior parte delle persone, forse perché poco “romantico” oppure perché invisibile magari di proposito: la guerra delle idee e cioè lo scontro tra le varie ideologie.
Quando le proteste dei giovani misero in crisi gli Stati Uniti negli anni della guerra in Vietnam, tutto nacque da nuove idee che si diffusero nelle università, negli ambienti intellettuali e in quelli dei moderati e si diffusero così velocemente che l’immagine dell’America come salvatrice dal comunismo cominciò ad incrinarsi.
Per avere una guerra ci vogliono due fronti opposti e sul piano delle idee e non delle armi o dell’elettronica, l’altro schieramento che dobbiamo prendere in considerazione e che diventò l’antagonista dei movimenti progressisti, nacque anch’esso più o meno nello stesso periodo.
Tutto cominciò nel 1969 per mano di un grande imprenditore di nome Jhon Merril Olin, la cui corporation vendeva soda caustica, defolianti, armi e munizioni per l’esercito e della sua Fondazione. Come reazione alle proteste per razzismo nei confronti della Cornell University (Rif.), in cui Olin studiò da ragazzo, che portarono all’occupazione della stessa da parte di militanti della Afro-American Society, la Fondazione Olin venne consacrata all’obbiettivo di “riportare le università all’ordine” e nei 36 anni successivi, distribuirà “fondi per più di 370 milioni di dollari alle cause del liberismo estremo”. Da quel momento lo schieramento reazionario e difensore dell’American Way of Life prese vita e si diffuse anche tra gli imprenditori e gli ambienti politici loro affini.
Nel 1971 la Camera di Commercio degli Stati Uniti riceve un memorandum (Rif.) da tale Lewis F. Powell Jr., avvocato “specializzato nella difesa delle industrie del tabacco”. Il suo memorandum confidenziale si intitola: Attacco al sistema americano di libera impresa. Non ci sono solo gli estremisti col fucile e i militanti socialisti: la American Way of Life è minacciata anche dai moderati. “Le voci più inquietanti che si uniscono al coro delle critiche vengono da elementi rispettabili della società: dai campus, dai college, dai pulpiti, i media, le riviste intellettuali e letterarie, le arti, le scienze, i politici.” La società sta andando a sinistra, la New Left è capace di “radicalizzare migliaia di giovani”, ma la cosa più preoccupante di tutte è “l’ostilità dei liberals rispettabili e l’influenza dei riformisti. È la somma totale delle loro opinioni e influenze che potrebbe fatalmente indebolire e distruggere il sistema”.
Powell suggerisce che si dovrebbe “condurre una guerra di guerriglia [guerrilla warfare] contro chi fa propaganda contro il sistema cercando insidiosamente e costantemente di sabotarlo”. I “portavoce del sistema dell’impresa” devono diventare “molto più aggressivi che in passato”. In primo luogo devono puntare alla conquista delle università, perché “è il campus la singola fonte più dinamica” dell’attacco al sistema dell’impresa. Il fatto è che poi i laureati vanno a lavorare nei mass media, nel governo, nelle scuole, nell’editoria. Bisogna cambiare la loro testa perché le loro idee non operino poi contro gli interessi dell’impresa”.
Un altro presidente della Fondazione Olin, William E. Simon, già ministro del Tesoro per Nixon, darà una definizione a tale “guerrilla warfare” citata da Powell: “counter-intellighentsia” (Rif.), concetto ispirato alla nozione militare di counter-insurgency (Per insurgency si intendeva solo le ideologie alternative a quella dominante). La spiegazione: “le idee sono armi – le sole armi con cui altre idee possono essere combattute”.
L’offensiva ideologica viene presa sul serio anche dalle alte sfere dell’esercito e come analizza nel suo splendido saggio “Dominio” ed. Feltrinelli di Marco D’Eramo, saggista e collaboratore di New Left Review e MicroMega: “l’offensiva ideologica, alla fine vincente, orchestrata da ricchissime fondazioni statunitensi, finanziate da grandi capitalisti del midwest, viene portata avanti per convincerci che non esistono capitalisti e operai, sfruttatori e sfruttati, ma soltanto ‘imprenditori di se stessi’, che siano miliardari o profughi su una barca diretta a Lampedusa”. Il liberismo imperante diventa religione e paladini di questa nuova religione lo divengono anche i generali e gli strateghi dell’esercito americano.
Nel “manuale ufficiale statunitense di controguerriglia (counter-insurgency)” (2007, firmato dai generali David H. Petraeus e James Ames)(Rif.) viene detto: “Le idee sono un fattore motivante […]. Le guerriglie [insurgencies] reclutano appoggio popolare attraverso un appello ideologico […]. L’ideologia del movimento spiega ai suoi seguaci le loro tribolazioni e fornisce un corso di azione per rimediare a queste sofferenze. Le ideologie più potenti attingono alle ansie emotive latenti della popolazione, come desiderio di giustizia, credenze religiose, liberazione da un’occupazione straniera. L’ideologia procura un prisma, compresi un vocabolario e categorie analitiche attraverso cui la situazione è valutata. Così l’ideologia può plasmare l’organizzazione e i metodi operativi del movimento”.
L’esercito americano, tramite i suoi strateghi, dimostra di comprendere che la battaglia delle idee, il rapporto e lo scontro fra le ideologie è fondamentale: “Il meccanismo centrale attraverso il quale le ideologie sono espresse e assorbite è la narrativa. Una narrativa è uno schema organizzativo espresso in forma di storia. Le narrative sono centrali nel rappresentare le identità […]” . E ancora: “La più importante forma culturale da capire per le forze Coin [counterinsurgency] è la narrativa […]. Le narrative sono i mezzi attraverso cui le ideologie sono espresse e assorbite dagli individui in una società […]. Dando ascolto alle narrative, le forze Coin possono identificare il nucleo dei valori chiave della società”. I due generali dell’esercito americano ragionano quindi su come i gruppi si formano e consolidano le proprie credenze, su come l’ideologia sappia dare alla vita delle comunità il tipo di racconto capace di connettere i fatti della vita dandogli un senso.
Questo punto di vista e le strategie che ne derivano, come si può facilmente dedurre, possono dar vita a condotte, da parte di coloro che detengono il potere, totalmente aberranti e l’esempio di Cambridge Analityca (Rif.) di qualche anno fa ne è l’esempio lampante.
I generali, difensori dello status quo per definizione, sanno che la narrazione chiamata mainstream, chiamata sistema, va coltivata e difesa in modo che continui a essere la forma di racconto della realtà preferita dalla gran parte della popolazione, i fondi per questo tipo di guerra ci sono e oltre che dalle tasse drenate ai cittadini provengono da “un pugno di miliardari dell’America profonda”, che si mettono, come Olin, a operare attraverso le loro Fondazioni. I nomi sono quelli letti anche in questi anni rispetto ai finanziamenti alle organizzazioni di estrema destra religiosa e politica, ci sono dentro i Coors, i Koch, i DeVos, ma l’aspetto più importante è la trasparenza delle loro operazioni.
Scrive D’Eramo: “Sia ben chiaro che qui non stiamo parlando di nessun complotto, non c’è nessuna dietrologia, nessuna conspiracy theory: tutto avvenne alla luce del sole, i movimenti di denaro sono accessibili a chiunque su bilanci ufficiali scaricabili in rete”.
I generali dei marines autori del manuale citato prima riprendono in pratica le due tesi fondamentali che aveva espresso il filosofo marxista francese Louis Althusser cinquant’anni fa: a) ‘L’ideologia è una rappresentazione del rapporto immaginario degli individui con le proprie condizioni reali d’esistenza’; b) ‘ogni ideologia ha per funzione quella di costituire gli individui in soggetti’ (nel caso del loro manuale, in ‘soggetti dell’insurrezione’)”.
Mi chiedo: dobbiamo continuare a lasciarli vincere?
S.S.