Già da tempo ci si augurava di poter aver come alleati contro il SARSCoV2, oltre ai vaccini che già conosciamo, gli anticorpi monoclonali. Gli anticorpi sono detti monoclonali perché sono prodotti dalla progenie di una singola cellula clonata e che produce anticorpi completamente uguali tra loro perché derivati da cloni; la soluzione così prodotta, ha una specificità talmente alta verso l’antigene che si vuole colpire, nel nostro caso il coronavirus responsabile del COVID-19, da permettere la guarigione completa dall’infezione, specialmente se si interviene nei primi momenti della malattia.

COVID-19 e anticorpi monoclonaliForse qualcuno ricorda il siero antitetanico o antivipera, quelli erano policlonali per cui contenevano anticorpi generati da più linee cellulari ed inoltre erano di origine animale per cui spesso erano pericolosi per le reazioni allergiche che potevano causare.
L’anno scorso ricordo le proposte dell’uso del plasma purificato di soggetti in via di guarigione dal COVID ed anche in questo caso la terapia si basava sulla presenza nel plasma di un’alta concentrazione di anticorpi da trasferire tramite plasmaferesi (una trasfusione di plasma n.d.r.) nei malati ricoverati.

Il processo di produzione degli anticorpi monoclonali é piuttosto complicato perché bisogna usare topi bio-ingenierizzati e linee cellulari rese immortali che produranno anticorpi in quantità ragguardevoli(rif.); i costi elevati e la specificitá ne hanno limitato, finora, l’uso all’ambito delle terapie anti-tumorali e per malattie particolari ma attualmente, vista la situazione di pandemia, hanno trovato il nemico adatto contro il quale utilizzarli.

Le ultime notizie circolanti, annunciano l’approvazione del loro uso in ambito terapeutico contro il COVID, limitatamente a quei casi che sono a rischio di complicazioni certe e per i quali bisogna attuare un intervento rapido e mirato nelle fasi precoci della malattia (rif.).

Una volta somministrati, i monoclonali sono da subito attivi nel sangue e possono offrire una protezione per diverse settimane. Potrebbero inoltre rivelarsi utili per proteggere gli individui a rischio che non si possono vaccinare a causa di altri motivi di salute, offrendo ai medici più risorse per trattare l’eventuale insorgenza dei sintomi della sindrome COVID-19.
S.S.